Wikileaks colpisce ancora, scoppia lo scandalo Stratfor
Il sito di Assange ha cominciato la pubblicazione di documenti segretissimi appartenenti alla Stratfor, azienda che si occupa di acquisto e vendita di informazioni di intelligence e che vanta tra i suoi clienti eserciti e servizi segreti di tutto il mondo. Il sito era stato qualche settimana fa vittima di un attacco da parte di Anonymous.
Wikileaks è pronto per dare vita all’ennesimo scandalo destinato a creare una marea di polemiche. Il sito fondato da Julian Assange ha cominciato infatti la pubblicazione di alcuni file riservati di proprietà della Stratfor, un’azienda americana che fornisce informazioni di massima segretezza ai servizi di intelligence di mezzo pianeta. In Italia i documenti sono stati resi noti dall'Espresso che ha collaborato con Wikileaks nella loro diffusione. Non è noto come il sito di Assange sia venuto in possesso di oltre 5 milioni di mail riservate, quel che è certo è che la Stratfot qualche settimana fa e' stata vittima di un attacco di Anonymous il noto gruppo di pirati informatici, anche se l’azienda ha licenziato il caso come un semplice furto di una lista di clienti tutt’altro che riservata.
È probabile che le cose siano andate in maniera diversa e che la Stratfor abbia voluto pubblicamente minimizzare l’accaduto e sembra azzardato ipotizzare una semplice coincidenza tra l’attacco degli hacker e la pubblicazione dei documenti appartenenti proprio all’azienda americana. Di sicuro le poche informazioni finora trapelate fanno presagire un ciclone di polemiche in arrivo a breve e che avrà non poche conseguenze.
La Stratfor e la compravendita di informazioni. Ma di cosa si occupa questa società finita nell’obiettivo prima di Anonymous e ora di Wikileaks? Lo scopo della Stratfor è quello di acquisire informazioni da parte di fonti sparse in tutto il mondo e inserite ai massimi livelli, per poi rivenderle ad eserciti, governi o aziende private. Da quello che si deduce scorrendo i documenti pubblicati da Wikileaks, sembra però che la società non si sia preoccupata di oscurare i nomi delle fonti e degli informatori e così il sito di Assange ha potuto visionare lunghe liste di gole profonde, con nomi, cognomi, valutazioni sull’affidabilità e persino le motivazioni che le spingevano a parlare. Sulla pubblicazione di questi dati Wikileaks ha preferito lasciare la discrezione degli organismi di stampa che si occupano di diffondere le notizie; nel caso italiano l’Espresso ha deciso di non rendere nota alcuna informazione personale sulle fonti anche se ha affermato che tra esse ci sarebbero numerosi nomi italiani, compreso almeno un ambasciatore.
Quel che è certo è che la Stratfor dispone di informazioni di una certa importanza ed ha la possibilità di riceverle da contesti accessibili a pochissime persone. Dai documenti scoperti sembra che gli analisti dell’azienda americana siano riusciti a visionare persino i documenti ritrovati nell’appartamento dove fu scovato e ucciso Osama Bin Laden, non proprio un parco giochi aperto al pubblico. Altre preziose informazioni riguardano la Hulliburton, l’azienda petrolifera che nel 2003 grazie alla vicinanza con Dick Cheney, all’epoca vicepresedente ma prima ancora ex CEO dell’azienda stessa, era riuscita a guadagnare una valanga di miliardi dalla guerra in Iraq, ma la lista delle società coinvolte è lunghissima.
Il monitoraggio dei social network e l’ombra della CIA su Facebook. Anche il popolo della rete è finito tra le maglie della Stratfor per lungo tempo. Tra i clienti dell’azienda risultano infatti alcune società che si occupano di monitorare la rete e controllare l’attività di alcuni utenti “particolari”. Di per sé verificare l’attività su di un social network non costituisce reato in quanto le informazioni presenti sono di carattere pubblico, ma la preoccupazione maggiore riguarda chi sia intenzionato ad acquistarle e soprattutto perchè. La risposta in parte arriva proprio dalle mail rese note da Wikileaks dalle quali si scopre ad esempio che alcuni gruppi di attivisti sono perennemente monitorati sulla loro attività online.
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