Salvadòr Dalì travolge la Capitale. “Dalì. Un artista, un genio” in mostra al Vittoriano
Dopo quasi sessanta anni dall’ultima retrospettiva, ritorna nella Capitale una grande esposizione dedicata a Salvador Dalì, uno degli artisti più celebri di tutti i tempi. Al Complesso del Vittoriano, sbarca “Dalì. Un artista, un genio” che resterà fino al 1° luglio 2012 e ripercorre il cammino umano e artistico del grande Maestro spagnolo partendo dal Dalì uomo per raccontare il Dalì artista.
La mostra, attraverso olii, disegni, documenti, fotografie, filmati, lettere, oggetti, vuole tessere il filo tra l’artista e il genio per restituire a tutto tondo il Salvador Dalì che ha saputo creare dalle sue eccentricità caratteriali e biografiche un universo affascinante e suggestivo di immagini plastiche e letterarie davvero uniche. Nata dalla collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí, ripercorre il cammino umano e artistico del grande Maestro spagnolo proprio perché non si può prescindere dal raccontare il Dalì uomo per raccontare il Dalì artista. Con questo obiettivo la rassegna presenta vari focus che, partendo da una sezione introduttiva su Dalì uomo e personaggio, spaziano dall’influenza dell’arte italiana sulla sua arte, all’esposizione di veri e propri capolavori, fino ad un’inedita sezione che, grazie al contributo scientifico realizzato in occasione della mostra, racconterà il rapporto tra Dalì e l’Italia. Viene qui presentato l’artista la cui pittura visionaria di sogni, incubi e ossessioni, è stata sempre alla ricerca di quel “meraviglioso”, ma anche il genio con le sue invenzioni e l’uomo con le sue bizzarrie. Inoltre, alla luce dell’inedito contributo scientifico realizzato in occasione della mostra sulla cronologia del rapporto tra il grande artista spagnolo e l’Italia, l’esposizione vuole raccontare per la prima volta le relazioni tra il Maestro e il nostro Paese e quanto l’arte italiana sia stata fondamentale per la sua opera. Un rapporto strettissimo, eppure quasi del tutto sconosciuto, fino ad oggi inesplorato.
Suddivisa in quattro parti, si inizia dalla sezione introduttiva dell’esposizione a introdurre alla scoperta del Dalí artista e anche dell’uomo dietro l’arte. La sua voce e la sua faccia, le sue trovate e le sue performance, sono tappe imprescindibili del percorso. Proprio per questo, all’inizio dell’itinerario espositivo, è possibile ammirare per la prima volta a Roma numerosi scatti che il grande fotografo russo-americano Philippe Halsman ha dedicato al pittore spagnolo, composto da immagini divertenti, piene di ironia da cui emerge la genialità sia dell’autore che del soggetto inquadrato.
Si accede quindi alla prima sezione, dove l’attenzione del visitatore viene condotta verso la pittura e la scultura dell’artista ed il dialogo serrato con i grandi maestri del Rinascimento italiano. “Gala stava risvegliando il mio interesse per l’Italia” scrive Dalì in La vita segreta di Salvador Dalì, un’autobiografia in cui immaginazione e realtà si accavallano e si confondono proprio come fossimo dentro a un suo dipinto, pubblicato in Italia dalla casa editrice Abscondita. Per Dalí guardare i grandi maestri italiani non è solo un esercizio di ammirazione ma anche di scontro, sfida, lotta, competizione alla pari. Lui voleva essere Raffaello, Michelangelo. Ci sono infatti Raffaello, con cui si inizia, e Michelangelo con cui idealmente si chiude. Il quadro più antico di questa rassegna è proprio il giovanile Autoritratto con il collo di Raffaello del 1921, in cui l’artista rivela fin da subito la sua volontà di iniziare un sottile colloquio con il pittore urbinate che non si rivela come un semplice esercizio di ammirazione fatto da uno studente dell’Accademia, ma come una vera e propria identificazione.
Nella seconda sezione, viene presentato un gruppo di capolavori di Dalì, quadri che raccontano delle visioni oniriche dell’artista spagnolo, inquietanti dipinti densi di suggestioni e realizzati con una perfetta tecnica pittorica, che mescolata ad elementi di realismo, mostra un mondo immaginato ma allo stesso tempo fedelmente ancorato al reale. Da non sottovalutare infatti, proseguendo nel percorso, la splendida fase realista in cui tutto viene raffigurato con i toni caldi del sole all’inbrunire e tra le quali opere spicca “Ritratto di ragazza” del 1925. Mentre l’anno successivo, sarà quello dell’incontro con Picasso a Parigi, che spingerà Dalì verso il cubismo al quale si affaccia nell’”Omaggio a Satie”. Ma una parte su tutte spicca per bellezza ed originalità. Ritroviamo citato sulle pareti del percorso espositivo questo aneddoto: – Dopo la lite, per ragioni soprattutto politiche, con Andrè Breton ed i colleghi surrealisti, alla domanda di un giornalista su cosa fosse stato il movimento rispose convinto: “Il Surrealismo sono io” – ed è proprio da qui che inizia la carrellata di capolavori, dall’”Autoritratto con la pancetta” fino al ”Senso della malinconia”, da “Singolarità” fino alla “Figura e drappeggio in un paesaggio”, tutto questo scorrere di misteri in spazi deserti, di ombre allungate, di cipressi (che richiamano le atmosfere malinconiche di Friedrich).
Ed eccoci infine alla terza sezione, ultima ma di certo non per importanza, nella quale si indaga, non solo lo scambio con gli artisti del passato e suoi contemporanei, dall’ossessione per Raffaello e più tardi per Michelangelo fino a De Chirico, ma anche quello con registi, attori, industriali come Luchino Visconti, Anna Magnani, Alberto Alessi. Nel nostro paese Dalì collaborò conLuchino Visconti a una messa in scena di “Rosalinda o come vi piace” di Shakespeare che debutta al Teatro Eliseo nel 1948. Ma c’è anche la casa di produzione Alessi per cui Dalì progetta un “oggetto inutile”, Anna Magnani con cui sogna di realizzare un film intitolato “La carrettila de carne, la vera storia di una donna paranoica innamorata di una carriola” ed infine c’èFederico Fellini a cui Gala (la moglie di Dalì) propone di fare un film sul marito e c'è anche un “sogno” del regista italiano dedicato al pittore spagnolo, compreso nel suo “Libro dei Sogni”.
La mostra conclude con il progetto più recentemente pubblicato al quale partecipò anche Dalì, ossia “Destino” collaborazione tra l'animatore statunitense Walt Disney e l'artista spagnolo, la quale idea originale risale al lontano 1945, del quale nel 1999, il nipote di Walt, Roy Edward Disney, mentre stava lavorando per la realizzazione di “Fantasia 2000”, rispolverò il progetto decidendo di ripristinarlo per completarlo e pubblicarlo.
Ecco il cortometraggio “Destino”:
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