13ENNE RISCHIA L’ERGASTOLO
Torna agli onori (si fa per dire) della cronaca il caso del giovane Christian Fernandez, accusato lo scorso anno dell’omicidio di suo fratello e per questo sotto processo, con il rischio di una condanna a vita.
A rendere molto singolare la vicenda è l’età dei protagonisti dei fatti: Christian Fernandez ha infatti tredici anni, ne aveva quindi dodici quando ha ucciso con un pugno in testa il suo fratellino di soli due anni, David Galarriago.
Come mai il rischio di une pena a vita per un imputato così giovane? Semplicemente, il tribunale ha deciso di giudicarlo come se fosse un adulto: gli inquirenti ritengono infatti che il giovane possa essere un pericolo per la società, e per evitare episodi problematici in futuro propenderebbero per la pena a vita.
L’america è praticamente spaccata a metà su questa vicenda: da una parte chi sostiene che il fatto sia stato violento e volontario e quindi che il giovane Fernandez sia effettivamente un criminale potenzialmente ancora peggiore, dall’altra chi invece da la colpa dell’accaduta all’infanzia difficile avuta dal ragazzo. Chi appoggia quest’ultima teoria, chiede che il 13enne sia giudicato dal tribunale dei minori, in tal caso la pena massima sarebbe di 36 mesi di reclusione, quindi di tutt’altro tenore rispetto al rischio di una condanna a vita.
La prima considerazione che viene in mente è probabilmente la mancanza di una “via di mezzo”: da un lato 36 mesi di prigione per un omicidio sono probabilmente troppo pochi a qualsiasi età, dall’altro una condanna a vita dai 12 anni è forse troppo dura anche per un delitto di questo genere, che sembra comunque avere più i connottati dell’incidente (per quanto grave) che non di un atto premeditato, infatti sembra che l’accusa più probabile possa essere quella di omicidio preterintenzionale.
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