Megavideo: punita la potenza del web
Qualcosa non convince nella vicenda della chiusura di Megavideo. Perché aspettare che il sito raggiungesse una frequentazione di un miliardo di persone al giorno quando le violazioni erano chiare sin da subito? Sembra un attacco al web e alla sua potenza che minaccia il mercato e la legge del profitto.
Nella vicenda della chiusura di Megavideo c'è qualcosa che non mi permette di considerare delinquenti fino in fondo gli ideatori di questo sito. Qualsiasi legge abbiano infranto, c'è in questa idea qualcosa che me li rende simpatici “a prescindere”.
Aizzare il popolo della rete contro l'FBI mi dà un gusto sottile e al tempo stesso un senso di frustrazione. Esclusa la messa on line dei film ancora non usciti nelle sale, evidente azione illegale e scorretta, non riesco a vedere ulteriori illegalità, almeno sotto il profilo etico (anche se sappiamo che giustizia e legge non sono la stessa cosa) nel rendere disponibili a miliardi di persone i film prodotti. Senza contare il danno a centinaia e centinaia di siti sparsi per il mondo che permettevano la visione di film in streaming tramite Megavideo (eccone due a caso:cineblog, italiafilm).
L'arte, una volta creata, appartiene a tutti, non solo a coloro che sono in grado di pagarsela. E' un nutrimento che è un diritto universale e inalienabile per tutti. La differenza enorme che passa tra il vedere un film al cinema o a casa sul pc, è già una più che sufficiente penalizzazione in cambio della possibilità di vedere il film gratuitamente.
L'arte, una volta creata, appartiene a tutti, non solo a coloro che sono in grado di pagarsela
C'è qualcosa che non quadra nell'azione repressiva dell'FBI. Il sito in questione è aperto e funzionante da anni e vi faceva riferimento circa 1 miliardo di persone al giorno. Lascia perplessi il perché solo adesso, quando il sito è diventato ormai quasi un'istituzione per i cine amanti dell'intero pianeta, sia stata intrapresa un'azione repressiva così dura. Le violazioni contestate a Megavideo erano evidenti sin da subito.
Sembra quasi “una lezione” che si è voluta impartire al web contenente il concetto sotteso che se diventi troppo potente e trainante, lanci una sfida su un terreno che il mercato non può accettare. Le motivazioni etico morali sulla sottrazione di profitto ai produttori e distributori cinematografici, ho l'impressione che facciano parte di quell'avidità nei confronti del profitto, propria delle major cinematografiche e dell'idea stessa di mercato che non prevede l'adozione di regole diverse da quelle che escludono dalla fruizione di beni comuni tutti coloro che non hanno danaro.
Ancora una volta il mercato usa la chiave della democrazia per difendere una posizione antitetica rispetto al concetto di democrazia. Megavideo ha solo fatto un attentato al profitto e per questo va punita insieme ad alcuni miliardi di persone. Ancora una volta, per difendere gli interessi di alcune migliaia di individui si penalizzano miliardi di persone. Non fa una piega.
Naturalmente questi miliardi di persone non è che chiuso Megavideo si riverseranno in massa al cinema o in videoteca. Dunque, mi sembra un cattivo servizio anche al cinema stesso, che sarà fruito da un numero infinitamente inferiore di persone.
E' una guerra tra miliardi di persone unite da un terreno comune, il web, contro uno status quo oligarchico che si difende con la forza. Ma che imparerà, col tempo, che potrà chiudere Megavideo, ma altre cento ne nasceranno. Che imparerà, col tempo, che una forza libera non si può arginare e le leggi future dovranno tenerne conto.
Personalmente penso che non siano fenomeni come Megavideo ad uccidere il cinema, piuttosto l'esatto contrario, ovvero l'esasperazione del cinema come business che consente ad una major di spendere in promozione, mediamente, la stessa cifra spesa per la produzione del film, quando non di più. Parliamo di centinaia di milioni di dollari a film.
Esistono, migliaia, milioni di film che nessuno più guarderebbe se non fossero disponibili in rete. E i ragazzi non saprebbero neanche chi sono stati Ingmar Bergman o Luis Bunuel. Il mercato non ha più interesse verso tutto ciò che non crea più profitto e le istituzioni non si occupano della valorizzazione dell'arte cinematografica in modo massificato.
Del resto la prova dell'incauta azione dell'FBI sta nella simpatia che miliardi di persone manifestano verso Anonymus, il gruppo di hacker – baluardo invincibile e prova vivente della forza della conoscenza sulla quale il mercato non potrà mai avere la meglio – che si sono scagliati contro l'FBI e vissuti dal popolo della rete e non solo, come Robin Hood dei giorni nostri. A ragione.
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